A distanza di un anno e mezzo il live di "Padroni di niente" di Fiorella Mannoia
“Padroni di niente”, il tour. Dopo quasi un anno e mezzo Fiorella Mannoia torna a cantare dal vivo, davanti al suo pubblico. Certo, non possono essere i concerti colmi di abbracci, selfie, fiori e balli in platea, ma i concerti di Fiorella Mannoia sono sempre un’esperienza che va al di là della scaletta e dell’ascoltare bella musica. Un mix di canzoni del suo ultimo disco “Padroni di niente” e pezzi storici, rivisitati nell’arrangiamento. Emozioni, tante. Momenti di commozione, parecchi. Siparietti divertenti, immancabili. Perché Fiorella è così: un’artista che sul palco si dona senza limitazioni e persona sempre molto disponibile e sul pezzo sia per quanto riguarda l’attualità che sulle situazioni quotidiane con le quali conviviamo un po’ tutti.
Il racconto del concerto
La serata si è aperta con “Treni a vapore”, un omaggio al paroliere di sempre Ivano Fossati. Un’interpretazione che ha subito emozionato tutti, nonostante il clima non fosse proprio dei migliori (sì a tratti la pioggia e il vento hanno provato a prendere la scena, ma in un’occasione così è impossibile). Spazio, poi, a “Padroni di niente”, la canzone scritta da Amara che ha dato origine al tour e all’ultimo disco. Una canzone figlia del tempo che stiamo vivendo, parole non banali, spunti di riflessione e una consapevolezza che “a volte è il mondo che cambia noi”.
“Combattente” e “Nessuna conseguenza”, pezzi immancabili per significato e identificazione arrivano prima di tornare alle cover con “La cura” di Battiato, poesia che Fiorella riesce a trasmettere in modo limpido, cristallino e potente. Un’interpretazione a piano e voce che non lascia spazio alle distrazioni. La mente è lì, il cuore cerca di farsi largo tra le emozioni e le parole così precise, intense e avvolgenti. A metà concerto ecco una delle canzoni scritte da Fiorella Mannoia: “In viaggio”. Una lettere che l’artista si è immaginata rivolta a una figlia immaginaria. Un testo che riesce a colpire anche chi non ha mai vissuto il momento del distacco da un figlio o da una persona cara. Ci sono tutti gli insegnamenti che una madre potrebbe rivolgere ai propri bambini cresciuti. Ci sono umiltà, amore per la propria terra e determinazione. Ci sono il cuore e la testa. La sensibilità e l’altruismo. C’è Fiorella Mannoia in questo testo e in queste parole.
Un concerto in cui il tempo si prende il proprio tempo
Il tempo passa, quasi senza rendersene conto. Da “Che sia benedetta” a “Caffè nero bollente” con l’artista scatenata in una versione rock con sollevamento dell’asta del microfono alla fine. Si torna alle cover con “Sally”, interpretata in maniera impeccabile con grinta e delicatezza al tempo stesso. Infine spazio alla canzone simbolo “Quello che le donne non dicono”, il pezzo che lega generazioni diverse e a “Cara”, una delle canzoni di Lucio Dalla che la Mannoia regala spesso ai suoi fan. Prima di passare a ballare e scoprire un vocalizzo inaspettato sulle note de “Il cielo d’Irlanda”, spazio al commosso ricordo di Gino Strada con una spettatrice accorsa sotto al palco per portare una bandiera di Emergency all’artista. Emozioni, tante. Un mix di presente, passato (mai passato) e ricordi che fanno bene al cuore, alla mente e che danno la possibilità di pensare e ripensare. Un concerto che dà la possibilità di ricongiungersi con la musica e con testi significativi. Perché musica e parole vanno di pari passo. E l’interpretazione, poi, fa la differenza. Come nel caso di Fiorella Mannoia.
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