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"La geografia del buio": la sensibilità di Michele Bravi

Aggiornamento: 17 set 2022



l'artista Michele Bravi
La copertina dell'ultimo disco di Michele Bravi

Il disco di Michele Bravi: "La geografia del buio"

Ho riascoltato recentemente il disco di Michele Bravi intitolato “La geografia del buio” e credo che, a distanza di mesi, questo album mi abbia colpito ancora di più rispetto ai primi ascolti. La capacità di Michele di donarci immagini attraverso la scrittura credo sia evidente, ma per poter cogliere in toto ogni sfumatura serve molta attenzione e molta cura. Non è un disco da ascoltare mentre si fa altro, per intenderci. Ogni parola va inserita in un contesto, va analizzata, va capita.

Ogni verso è frutto di un’emozione, di uno stato d’animo.


Un disco molto intimo che coinvolge ascolto dopo ascolto

E’ un disco molto intimo, ma è proprio questa intimità che ci fa innamorare delle canzoni proposte. Ognuno di noi ha vissuto momenti della vita più o meno difficili. Un momento, un gesto, un rapporto, una situazione inattesa. E Michele riesce con precisione a farci capire come si è sentito, cosa lo faceva stare bene e cosa no. Le sfumature della sua voce arrivano a noi con forza (dove è necessario), con malinconia, con fiducia e con una disarmante verità. Questo è un disco che emana verità. Un disco che non si nasconde, ma che vuole essere condiviso. Un disco che riscopre l’amore come l’unica salvezza. Un amore che riesce a farti orientare in questa “geografia del buio”.


Dieci canzoni da ascoltare tutto d'un fiato

Sono dieci le canzoni che compongono il disco. “Maneggiami con cura” è forse una di quelle che mi hanno colpita di più. Una dichiarazione di fragilità, una richiesta di protezione nei confronti dell’altro. Un mettersi a nudo e riconoscere che è tempo di essere trattati con sensibilità e con amore.

E poi il singolo “La vita breve dei coriandoli”. Immagini forti che evocano uno stato d’animo complesso da raccontare. “Tu che ridi accanto a me, poche cose hanno un senso, al di là di quel che c’è”. Non fermiamoci all’apparenza delle parole usate. Cerchiamo di andare oltre perché questa canzone e questo disco, in piccola parte, forse ce lo suggeriscono.

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