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Il "Caos" coerente e lucido di Fabri Fibra
Aggiornamento: 17 set 2022

Ho ascoltato l'ultimo disco di Fabri Fibra e..
Caro Fabri Fibra,
Vorrei parlare del tuo recentissimo disco “Caos” uscito dopo cinque anni dal tuo ultimo lavoro. Ammetto di non essere una fan accanita del rap, però sono molto curiosa e quando esce un nuovo album o un singolo non riesco a non ascoltarlo.
Con te vorrei partire dalla fine, dall’outro perchè mi ha colpito parecchio. Tu dici: “lo so che non va più di moda fare l’outro perché nessuno ascolta più i dischi dall’inizio alla fine”. Bene, vorrei dirti che il tuo disco l’ho ascoltato tutto, in sequenza e alcune canzoni le ho riascoltate più volte. Volevo cogliere ogni sfumatura possibile, volevo capire cosa ci fosse in ogni verso, in ogni rima, perché tu le cose tanto per fare non le fai e non le farai mai (scusa il gioco non voluto di parole).
Un disco molto personale che colpisce al primo ascolto
Ho percepito un disco molto personale, un intreccio di temi, suoni, sfumature. Mi sono ritrovata in alcune canzoni (“Sulla giostra” con Neffa credo sia una delle mie preferite non solo perché il ritornello cantato da Neffa è proprio una coccola per l’anima, ma anche per le parole che usi e per l’essere così efficace) e in alcune tematiche come, ad esempio, la critica alla società prettamente consumistica (El Diablo) e l’elettore deluso dalla politica (Propaganda). Hai parlato di depressione, di droga, di quello che ti fa stare più o meno bene. Non sempre mi sono trovata d’accordo con le tue idee, però è innegabile e onesto scrivere che le porti avanti con coerenza, forza e con onestà.
"Caos" di Fabri Fibra: le canzoni che mi hanno colpito di più
Se dovessi scegliere altre due canzoni che mi hanno toccato parecchio citerei sicuramente “Liberi” (con Francesca Michielin) e “Caos” (con Madame e Lazza). La prima mi ha ricordato che è vero che “essere se stessi è sempre più difficile” a causa di modelli imposti in modo diretto e indiretto dalla società e dai social; la seconda, invece, mi ha fatto riflettere sulle sensazioni che si provano in modo circolare quando si è lontani dalle proprie passioni, dalle persone, dai luoghi perché nella vita, spesso, i cicli si ripresentano.
Finisco citando l’intro: posso dire che riprendere “Il cielo in una stanza” di Gino Paoli è stata una carezza inaspettata della quale sentivo, col senno di poi, un gran bisogno.